A che serve uno psicologo?
Molto spesso e in vari contesti mi viene posta questa domanda. Non sempre in questi termini ma il più del volte il senso è questo.
Al riguardo, tanti sono gli aneddoti carini da raccontare come opportuna premessa: mi si chiede se leggo nel pensiero o di non fare il lavaggio del cervello, se pratico l’ipnosi…
Da queste e da altri preamboli nasce il primo articolo della nuova rubrica dedicata alla psicologia e non solo.
La rubrica sarà un appuntamento con la psiche e dunque le emozioni, le relazioni, la salute e il benessere.
Il primo incipit non poteva che essere dedicato alla comprensione di questa figura un pò prezzemolina: lo psicologo!
Oggi lo psicologo opera davvero in svariati contesti, è molto lontana l’immagine freudiana che lega questa professione ad una scrivania ed una bella chaise longue su cui stendersi comodamente (versione moderna del divanetto!).
Oggi lo psicologo è nelle corsie degli ospedali, nelle aule dei tribunali, nelle carceri e negli enti pubblici, nelle scuole e nelle comunità, opera nel sociale in ogni ambito (anziani, minori e disabilità), si rivolge al territorio in ogni nodo delle sue reti e connessioni.
Ma perchè?
L’evolversi e la complessificazione della società ha reso tutte le relazioni improntate alla ricerca del benessere dell’individuo in ogni sua espressione.
Benessere è un concetto definito dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità) come è uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano, uno stato complessivo di buona salute fisica, psichica e mentale.
Partendo da questo presupposto e aggiungendo il concetto di prevenzione può comprendersi l’importanza di uno psicologo nei contesti e nelle congiunture nodali della nostra società.
La prevenzione del disagio è l’obiettivo che conduce uno psicologo in una scuola per aiutare gli studenti a definire i loro problemi e a trovarne soluzioni efficaci al fine di garantire un senso di self-efficacy al giovane che cresce.
La prevenzione che viene svolta in contesti ospedalieri è utile alla capacità di accettazione e alla narrazione della malattia al fine di consentire una maggiore compliance al trattamento.
Così come in altri contesti delicati come tribunali ed enti che si occupano delle fasce a maggior rischio di disabilità sociale, uno psicologo diviene spazio mentale per elaborare i momenti di passaggio più delicati che l’individuo si trova ad affrontare, è un luogo psichico dove l’ansia, la paura, il dubbio trovano un’espressione, una ridefinizione ed una elaborazione costruttiva.
Ecco che questa figura comincia definirsi meglio nel dispiegarsi del suo intervento verso la collettività, ma quando invece si va nello studio privato o pubblico?
Il contesto clinico dello psicologo è un luogo psichico, chi chiede aiuto definisce un suo problema e lo psicologo consente di orientarsi, auto-osservarsi, modificare le proprie strategie e i propri schemi disfunzionali, leggere la propria realtà attraverso coordinate diverse per poterla cambiare.
Il cambiamento di per se genera sempre un certo timore, pensate ai cambiamenti più importanti della vostra vita. Quanta fatica vi sono costati? Il matrimonio, il primo figlio, un trasloco, un lutto, un trasferimento, un nuovo lavoro…
Quanta capacità di riadattamento vi hanno richiesto? Quante energie, motivazione e impegno?
Ecco, il percorso psicologico è altrettanto impegnativo, richiede motivazione, energie ed impegno, richiede fiducia nel cambiamento e capacità di riadattamento.
Lo psicologo aiuta a definire l’individuo quale protagonista del proprio cambiamento, da una condizione di disagio, stress psichico e insoddisfazione personale ad una maggiore consapevolezza di sè e delle proprie risorse. Per farlo utilizza strumenti e tecniche precise ed un modello di riferimento che lo orienta e ne determina l’intervento.
Per concludere mi piacerebbe elencarvi una serie di “errori comuni” che spesso vengono fatti nel riferirsi ad uno psicologo, cosi magari chiudiamo con una buona dose d’ironia:
– Si va dallo psicologo se si è matti, la normalità è un concetto statistico, sarebbe bene pensare che va dallo psicologo chi ha un disagio che incide negativamente sul senso di sè, sulle proprie relazioni, sui contesti in cui si vive
– io non ho bisogno di nessuno, me la posso cavare da solo, spesso è vero che abbiamo in noi le risorse adatte a far fronte ai problemi, ma è altrettanto vero che non sempre ci ricordiamo di possederle,
– si va dallo psicologo per sfogarsi, parlare è anche un modo per sfogarsi, ma un colloquio psicologico è uno strumento di ascolto finalizzato alla ridefinizione del problema,
-si va dallo psicologo per parlare di problemi della propria infanzia, i motivi per la quale si accede ad una consulenza psicologica sono svariati, spesso è utile parlare della propria infanzia altre volte no,
– il mio medico mi prescriverà qualcosa, poi se non funziona vado dallo psicologo, l’uso dei farmaci va associato ad una buona conoscenza del farmaco, lo psicologo non può prescriverne, ma può fare una buona psicoeducazione sull’uso e può essere un valido strumento suppletivo al farmaco,
– se comincio ad andarci poi sarò costretto a stare in terapia per anni, la durata della terapia è variabile e dipende dagli obiettivi prefissati sulla base del problema che viene portato in seduta, non si può stabilire a priori un tempo, ma possono definirsi degli obiettivi a breve termine,
– cosa direbbero gli altri se mi vedessero o lo sapessero, porsi una domanda del genere è lecito, ma è altrettanto lecito chiedersi come mai il parere degli altri influisce cosi tanto sulle nostre scelte,
– posso fare io lo psicologo, tutti si confidano con me, questo è uno degli errori più comuni, molti sanno davvero ascoltare gli altri in maniera sincera e ricettiva, ma l’ascolto di tipo psicologico è uno strumento che ha alla base uno studio e una finalità diverse.
Superare idee errate e pregiudizi permette di scegliere liberamente e di cogliere tutte le opportunità che un intervento psicologico consente di raggiungere, che sia stare di nuovo bene o migliorare sé stessi.
Infine per non confondere i percorsi specialistici:
– Lo psicoterapeuta è uno psicologo che si specializza ulteriormente in ambito clinico attraverso una scuola di formazione quadriennale pubblica o privata che permette di acquisire delle competenze specifiche, specialistiche ed approfondite sul funzionamento della psiche umana.
– Lo psichiatra è un medico che ha scelto di specializzarsi in psichiatria, pertanto ha una formazione medica di base e questa figura professionale svolge compiti differenti rispetto allo psicologo o psicoterapeutaLo psichiatra si occupa della cura dei disturbi mentali tenendo in considerazioni molteplici aspetti che vanno da quello farmacologico a quello giuridico
– il Counselor non necessariamente è laureato in psicologia ma può appartenere ad altri ambiti di formazione; si occupa in maniera circoscritta di orientare la persona e di aiutarla a sviluppare strategie specifiche per la risoluzione del problema posto. Ad oggi, non esiste un albo di appartenenza per soli couselor
(Dott.ssa Sibilla Giangreco – articolo pubblicato su www.vivienna.it / gennaio 2013)